La Tradizione delle 13 Portate alla Vigilia di Natale

Ciao a tutti e bentornati qui sul sito!

Oggi voglio parlarvi di un menu speciale, quello della vigilia di natale in Calabria. Qualche giorno fa ho pubblicato in effetti un menu tutto calabrese, ma non completo perché come la tradizione vuole, quasi in tutta la Calabria è quasi un obbligo preparare 13 pietanze.

Per accompagnarvi in questo viaggio vi racconterò alcune particolarità. E se volete potete guardare questo video.

Intano per cominciare è bene chiarire che la carne è bandita dalle tavole per la vigilia di natale.

Ed ovviamente partiamo dagli antipasti.

Naturalmente non possono mancare le zeppole (vengono anche chiamate Grispeddi o Crispelli), che oltre ad essere buonissime, rappresentavano un tempo e probailmente ancora oggi per chi ha il piacere di ricordarlo, ha la fortuna di poterlo ricordare perché l’ha vissuto, un bellissimo momento di convivialità. Davanti al focolare, con una grossa padella di ferro e tanto olio di oliva si friggevano queste zeppole ripiene di alici, di zucca e vuote. Poi ovviamente oggi possiamo concederci qualche modifica in più ma queste zeppole erano sicuramente presenti.

Altre frittelle erano sicuramente quelle di patata, in alcune zone chiamate pittelle o braciole e per quest’occiasione in cui la famiglia si riuniva e si riunisce tutt’oggi , tutti portavano una pietanza oppure si davano da fare per alcune preparazioni, come poteva essere bollire le patate o la zucca.

13 il numero fatidico, 13 pietanze come gli apostoli si dice ma non  ovunque. A Cas sano per esempio è di buon auspicio la preparazione di 9 pietanze, come i mesi di attesa di una gravidanza.

Come vi dicevo la carne non è ingrediente per questa serata di attesa del Bambinello, gli antipasti che possono variare di anno in anno possono anche includere dello stoccafisso fritto in modo semplice, con appena della farina di semola oppure con il baccalà e i peperoni cruschi che non mancavano mai. Accanto a questi antipasti che ho già citato c’era però anche il cavolfiore  che preparato in una pastella di uova e farina e poca acqua si friggeva al momento per non perdere la croccantezza.

Un continuo contare di pietanze, siamo arrivati a 13? Ancora no e allora andiamo avanti con il primo piatto.

Superato il momento dell’antipasto, si passa al primo che nella maggior parte dei casi si trattava di spaghetti con la mollica di pane abbrustolita, aglio olio e le immancabili alici, per tornare di nuovo all’ingrediente principale che doveva essere il pesce preparato in diverse forme.

Oggi in alcune zone, come quella da cui provengo io, si può trovare come primo piatto gli spaghetti o linguine con un sugo di stoccafisso. Si tratta forse di una variazione moderna dovuta anche alle possibilità economiche che sicuramente oggi sono migliori rispetto ad un tempo ma c’è ad ogni modo da sottolineare che  moltissime famiglie mantengono intatta la tradizione del primo della pasta con la mollica abbrustolita senza fare varianti moderne.

Ed anche qui, per arrivare a 13 dobbiamo andare avanti in questo viaggio alla scoperta del menu della vigilia di natale calabrese.

Si passa quindi al secondo è qui, nella maggior parte dei casi è il baccalà a fare da padrone. In altri casi è lo stoccafisso. Lo stoccafisso nella classica ricetta alla troppitara, un pesce tagliato a pezzetti e fritto in abbontante olio e ricoperto di pomodori e olive.

Stessa cosa vale per il baccalà con l’aggiunta di patate a volte, altre volte senza. Non mancano però accanto a questi piatti di gusto eccezionale, preparati con cura e amore i carciofi, ripieni al pomodoro, impanati e fritti o ripieni al forno.

Non mancavano però certo i contorni e uno in particolare che io ricordo e che viene ancora oggi preparato per la vigilia di natale è la zuppa di stocco e cavolfiore, che si preparata in pochissimo tempo ed è un ottimo contorno dal sapore ottimo e deciso.

I finocchi erano anche presenti spesso semplicemente messi in tavola senza condimento, altre volte invece conditi con un filo di olio e di aceto.

Questa cena luculliana procede verso la fine ma di certo non posso fare a meno di citare la frutta secca, come noci, nocciole e mandorle, il melograno e i dolci che possono cambiare da zona a zona.

E per quanto riguarda i dolci ce ne sono un’infinità da citare.

Le sammartine o i petrali, le crespelle o nacatole, le crocette di fichi, le Scalille, i turdilli e chi proprio questi dolci non li aveva si ricomiciava da capo con le zeppole che venivano inzuppate nel vincotto.

Una particolarità che mi preme raccontarvi e che io personalmente non ricordo ma che mi è stata raccontata da mia madre è che proprio in questi giorni di festa era solito sentire per le strade zampogne, tamburelli e organetti con persone che recitavano in dialetto delle filastrocche e si fermavano casa dopo casa a augurare le buone feste, i BONI FESTI. Le famiglie non aprivano la porta finchè i suonatori delle buone feste non avevano finito, dopodichè i padroni di casa uscivano ringranziandoli con i dolci tipici e del vino.

Questo era il mio racconto della vigilia di natale in calabria. Come spesso accade è possibile che in alcune zone questa tradizione varii un po’ e se così e mi farebbe molto piacere sapere come trascorrete la vigilia di natale voi.

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Tortedinuvole

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